IL 1° GIORNO DELLA CREAZIONE CONTRASTA COL PENSIERO SCIENTIFICO?

la materia

Quando si parla del primo giorno della Creazione, le principali obiezioni sono queste:

1) Il pianeta Terra non è più antico del Sole

2) Non essendo ancora state create le stelle, non poteva esserci luce; né poteva esistere il nostro pianeta; né potevano esserci le piante

3) Non poteva già esserci acqua

Esaminando bene il testo biblico, e dopo averlo confrontato con ciò che dice la scienza, scopriremo quanto infondate siano certe obiezioni.

Già in altre occasioni (1, 23, 4) spiegavo il perché, nella Bibbia, certe parole e frasi non possano e non debbano essere assunte alla lettera. Analizziamo, adesso, i primi versi della Genesi:

[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. (Genesi 1, 1-5)

La parola "terra", sopra menzionata, potrebbe non far riferimento al nostro pianeta (come generalmente si pensa) ma alla materia primordiale. In effetti, la Genesi non menziona esplicitamente la creazione della materia ma lo fa implicitamente dicendoci che “in principio” Dio creò “i cieli e la terra”. Ebbene, tale espressione non va necessariamente presa alla lettera (là dove per "cielo" siamo soliti intendere lo spazio interstellare e per "terra" il nostro pianeta) ma come sinonimo di “il tutto”. 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, a riguardo, scrive:

326 Nella Sacra Scrittura, l'espressione « cielo e terra » significa: tutto ciò che esiste, l'intera creazione. Indica pure, all'interno della creazione, il legame che ad un tempo unisce e distingue cielo e terra: « La terra » è il mondo degli uomini. 407 « Il cielo », o « i cieli », può indicare il firmamento, 408 ma anche il « luogo » proprio di Dio: il nostro « Padre che è nei cieli » (Mt 5,16) 409 e, di conseguenza, anche il « cielo » che è la gloria escatologica. Infine, la parola « cielo » indica il « luogo » delle creature spirituali – gli angeli – che circondano Dio.

http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p5_it.htm

Nel Vangelo, ad esempio, è scritto che Gesù disse: “I cieli e la terra passeranno ma le mie parole mai”. Nell’occasione, Gesù non parlava, propriamente, dell’universo o del nostro pianeta; dicendo quella frase (“cielo e terra passeranno”) intese dire che TUTTO passerà ma non le Sue parole. In effetti aveva ragione: sono trascorsi, da allora,  2000 anni e molte cose sono passate e cambiate ma le Sue parole restano e rimangono attuali nonostante il trascorrere del tempo.

Pure noi, quando vogliamo dire di aver fatto tutto quanto fosse nelle nostre possibilità, diciamo di aver smosso mari e monti; trattasi chiaramente di un modo di dire poiché nessuno di noi può spostare il mare e le montagne. La terra menzionata nel primo giorno della Creazione, pertanto, potrebbe non essere stata il nostro pianeta ma la materia in generale. Dicasi lo stesso per l’acqua sulla quale “aleggiava lo Spirito di Dio”. Già Sant’Agostino, oltre 1500 anni fa, ipotizzò, nel suo “De Genesi ad Litteram”, che la terra e l’acqua (del 1° Giorno della Creazione) altro non simboleggiassero che due diversi stadi della materia; fra l'altro, al tempo in cui fu scritta la Torah, la lingua ebraica non aveva alcun termine specifico per definire certi concetti (come nel caso, appunto, della materia).

http://www.augustinus.it/italiano/genesi_lettera/index2.htm

Anche San Tommaso d'Aquino, nella Summa Teologica, citando proprio Sant'Agostino, accettò la possibilità che la terra e l'acqua, del Primo Giorno della Creazione, facessero riferimento, in realtà, alla materia primordiale:

http://www.carimo.it/somma-teologica/I_q66.htm

Tra i Padri e Dottori della Chiesa molti altri furono dello stesso avviso. A tal proposito, leggiamo le parole del domenicano Padre Roberto Coggi nel suo bel libretto intitolato "Corso per Catechisti":

«Fin dall'inizio la tradizione cristiana ha interpretato le Scrit­ture leggendovi la dottrina della creazione del mondo, operata da Dio dal nulla. La Didaché, all'inizio del secondo secolo, mette in bocca ai fedeli questa esclamazione: "Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa per il tuo nome" (10, 1). Già S. Clemente Romano, alla fine del primo secolo, aveva insisti­to su questo punto, e poco dopo Erma (Pastore, Mand. 1, 1) esorta a credere nel Dio creatore che dal nulla fece essere ogni cosa. Erma è il primo fra i Padri a usare questa espressione: "dal nulla". Tra gli apologisti vediamo S. Teofilo di Antiochia, il quale dice espressamente che la materia con la quale Dio fece il mon­do era una realtà creata dallo stesso Dio, e che tale insegnamen­to è dottrina comune di tutti i profeti (Ad Autolycum 2. 10). A sua volta Taziano scrive: "La materia non è senza inizio come Dio, ma fu creata, e non da altri se non dall'autore di ogni cosa" (P. G. 6, 814). Chiarissimo questo testo: la materia ha avuto un inizio, ed è stata creata non dal principio del male, come dirà Mani, ma da Dio, autore di ogni cosa, anche della materia. S. Ireneo scrive: "Gli uomini non possono fare niente dal nulla, ma soltanto da qualche cosa; Dio invece è in ciò superiore agli uomini, poiché seppe trovarsi la materia del suo operare, che prima non c'era" (Adv. Haereses 2, 10). E come fece a trovarla? La creò. Produsse la materia e con essa produsse tutte le cose materiali. Tertulliano, polemizzando contro Ermogene, afferma che Dio non sarebbe più Dio se si fosse servito di una materia increata per formare il mondo: "Per noi, dice, c'è un solo Dio e una sola terra, che Dio fece in principio, e di cui la Scrittura, incominciando a descriverne il processo, dice prima che essa fu fatta, e poi ne esprime lo stato" (Adv. Hermogenem 26). Infatti la Bibbia dice così: "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era infor­me e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". Origene (vi ricordate? abbiamo parlato a lungo di questo grande pensatore) si meraviglia che i grandi filosofi dell'anti­chità, come Platone e Aristotele, abbiano potuto sognarsi una materia increata (De principiis 2, 1. 3-4). S. Atanasio (conosciamo bene questo grande Padre della Chiesa, l'avversario di Ari o, il grande sostenitore della divinità del Verbo) si servì del concetto di creazione per distinguere l'origine delle cose dalla processione del Verbo. Il Verbo è genera­to, non creato (ghennethénta, u poiethénta), mentre invece le creature sono fatte, sono create, sono prodotte dal nulla. Quindi la nozione dì creazione permette di dire che il Verbo non è crea­to, ma è generato, distinguendolo così dalle creature. San Giovanni Crisostomo presenta questo dogma fondamenta­le dicendo che Mosè (al quale egli attribuiva il libro della Genesi) "sradica tutte le eresie che dovevano pullulare nella Chiesa quando dice: In principio Dio creò il ciclo e la terra" (Hom. 11 in 1 Gen, 3)... Le citazioni dei Padri si potrebbero moltiplicare, poiché nes­suno si disinteressò di questo dogma fondamentale del Cristiane­simo, ma penso che i testi riportati siano sufficienti per dimo­strare questa unanimità dì dottrina».

Nel Libro della Sapienza, al capitolo 11, è scritto che Dio creò il mondo da "materia informe" (cfr. Sapienza 11,17). Sant'Agostino, nelle Confessioni, citando quel brano della Scrittura, disse: "Tu, Signore, facesti il mondo dalla materia informe, quel quasi niente che facesti dal niente, per farne poi le grandi cose che noi, figli degl'uomini, ammiriamo (Conf. 12, 8)". Dunque, secondo le citazioni patristiche, Dio, in principio, creò dal nulla la materia e poi, da essa, ne ricavò tutte le cose. Dio solo, infatti, è increato, tutto il resto, invece, appartiene all'ordine della Creazione. Ciò significa che Dio creò non solo ciò che è materiale ma anche ciò che è puramente spirituale come, ad esempio, gli angeli. San Paolo, a riguardo, nella Prima Lettera ai Colossesi, scrisse: "In lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà [cioè le varie gerarchie angeliche]. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista dì Lui. Egli è prima dì tulle le cose e tutte sussìstono in Lui" (Col 1, 16-17). San Paolo, pertanto, ci ha detto che tutte le cose, invisibili e visibili, materiali e spirituali, senza alcuna eccezione, sono state create da Dio.

Torniamo, adesso, alla questione di fondo di quest'articolo: cioè dimostrare che il racconto del Primo Giorno della Creazione non sia in contrasto col pensiero scientifico. Alcuni domandano: perché la Bibbia non parla di atomi e molecole? Perché non parla della forza di gravità? Perché non spiega, con dettagli scientifici, come siano state create tutte le cose? Una risposta semplice e veloce è che nessuno, all’epoca, era in grado di comprendere certi concetti; dunque nessuno ci avrebbe capito un bel nulla, a cominciare dall’agiografo, e non capendo, tali persone neppure avrebbero creduto. Fra l’altro, anche volendo, la lingua ebraica non aveva un vocabolario così ampio da offrici una dettagliata spiegazione scientifica su come fosse fatto l’universo. Basti pensare che molte lingue antiche neppure prevedevano il termine “milione” o “miliardo”. La numerazione, ad esempio, presso gli ebrei, non andava oltre l’ordine delle migliaia. Per esprimere cifre più alte si usava, invece, il termine “miriade” (che però è un vocabolo generico) o l’espressione “grossa moltitudine” (anch’essa generica). Detto ciò, sebbene la Bibbia non sia stata scritta alla maniera di un moderno libro di scienze naturali, nulla vieta di pensare che il racconto della Creazione sia sotanzialmente corretto. 

Come si fa coi bambini per spiegar loro come vengano al mondo, è possibile che Dio abbia utilizzato una terminologia molto semplice (e allo stesso tempo corretta) per rivelarci alcune cose che la scienza, al giorno d’oggi, sta dimostrando essere vere.

Proprio attraverso i concetti di terra e acqua, Dio potrebbe aver spiegato come avvennero i primordi della creazione dell’universo.

Dunque, la "terra" del primo giorno creativo potrebbe non essere stata il nostro pianeta ma la materia primordiale.

Per capire meglio la questione, dobbiamo allora, innanzitutto, soffermarci sulla parola "materia" e sul suo significato.

L'enciclopedia Treccani la definisce così:

Materia: La sostanza di cui sono fatti gli oggetti sensibili, concepita come esistente in sé, provvista di peso e di inerzia, estesa nello spazio e capace di assumere una forma.

http://www.treccani.it/enciclopedia/materia/

La parola italiana "materia" deriva dal latino mātĕrĭa. I romani usavano tale termine non solo per definire la sostanza degl'oggetti sensibili ma pure quale sinonimo di "argomento" (ESEMPIO: la chimica sarà la "materia" del suo prossimo esame). Per gli antichi romani, però, la parola "materia" aveva anche altri significati: legno (inteso come legname), materiale (inteso come materia prima di qualcosa), impasto di calce e sabbia, etc. 

Riporto, a seguire, alcuni esempi:

Carinae ac prima statumina ex levi materia fiebant, che vuol dire: "Le chiglie e l'ossatura erano fatte di legno leggero" (frase tratta dal libro primo del De Bello Civili di Giulio Cesare)

Deinde congestis et spisse calcatis carbonibus inducitur e sabulone et calce et favilla mixta materies crassitudine semipedali, che vuol dire: "Quindi, sopra uno strato di carboni ben pressati, vien steso su un impasto di sabbione, calce e cenere" (frase tratta dal libro settimo del De Architectura di Marco Vitruvio Pollione)

Saepe bona materia cessat sine artifice, che vuol dire: "Spesso un buon materiale resta inutilizzato, se manca chi lo lavori" (frase tratta dal libro quinto dell' Epistulae Morales ad Lucilium di Seneca)

La parola latina "mātĕrĭa" pare derivasse, a sua volta, dal latino "mater" che vuol dire "madre". I romani, pertanto, potrebbero aver tratto tale parola da "mater" (madre) poiché consideravano la materia "essenza madre" di tutte le cose. Come detto prima, però, il latino "materia" significava anche "legname" sebbene la parola legno fosse "lignum" (da cui, poi, ebbe origine l'italiano "legno"). L'altro termine col quale i romani chiamavano il legname era "agger". Il significato primario di quest'ultima parola (agger), però, era "terra da riempimento" o materiale per costruire fortificazioni, argini o bastioni.

Dunque, checché ne dicano i filologi e gli etimologisti, l'origine della parola latina mātĕrĭa potrebbe essere incerta. Esiste, infatti, una correlazione tra tale parola e l'equivalente greca ὕλη (hyle), sebbene le due non abbiano la medesima radice lessicale. Come detto in precedenza, il termine mātĕrĭa era, anche, sinonimo di legname (o legno di bosco), proprio come la parola ὕλη (hyle), in greco, significava "selva", o "foresta", o, più semplicemente, "legna". Tale termine, in filosofia, iniziò a diffondersi al tempo di Aristotele. Secondo il "Lexicon" di Liddel & Scott (A Lexicon Abridged from Liddell and Scott's Greek-English Lexicon), prestigioso vocabolario di greco antico, fu Aristotele, discepolo di Platone, che adottò il termine hyle per definire la materia come sostanza delle cose. I filosofi greci, pertanto, non inventarono un termine nuovo ma adattarono, allo scopo, il pre-esistente hyle (legname). Difficile stabilire, con certezza, perché fu scelta proprio quella parola; forse perché hyle, oltreché di legname e selva, era pure sinonimo di "materiale da costruzione" (il legno, nell'antica Grecia, era il più utilizzato dei materiali).

La storica ed etruscologa Luciana Aigner Foresti, qualche anno fa, nella sua opera "Antichità Classica" (edita da Jaca Book), inserì un breve (ma ben curato) "dizionario della filosofia"; alla voce "materia", riguardo l'origine del concetto, scrisse: Il termine originario greco è hyle, che significava dapprima selva, legname, legna, e filosoficamente ha assunto il significato tecnico di materiale di cui sono fatte le cose, e quindi materia. Il creatore del concetto è soprattutto Platone; la consacrazione del termine in senso tecnico è di Aristotele.

Lo stesso Aristotele, nella sua "Metafisica", spiegò il significato da egli dato alla parola hyle: "Chiamo materia (hyle) ciò che di per sé non è alcunché di determinato, né una quantità, né alcun'altra delle determinazioni dell'essere. C'è, infatti, qualche cosa di cui ciascuna di queste determinazioni viene predicata: qualcosa il cui essere è diverso da quello di ciascuna delle categorie. Tutte le altre categorie, infatti, vengono predicate della sostanza, e questa, a sua volta, della materia. Cosicché questo termine ultimo, di per sé, non è né alcunché di determinato, né quantità né alcun'altra categoria: e non è neppure la negazione di queste, poiché le negazioni esistono solo in modo accidentale (Metafisica, Libro VII, 3, 1029 a,20 ss.)".

Già i filosofi presocratici si erano interrogati, più volte, circa la sostanza degli oggetti sensibili senza, però, attribuirle un nome univoco e specifico. Sotto certi aspetti potremmo dire che tali filosofi si preoccuparono, soprattutto, di capire perché esistesse la materia e come fosse fatta piuttosto che darle un nome proprio (come successivamente, invece, fece Aristotele). Fu così che attorno al VII sec. a.c. si iniziò a parlare dell'archè (in greco ἀρχή, "principio") come di una forza o sostanza primigenia alla base di tutte le cose. Attarverso tale concetto, però, non si volle dare un nome alla materia quanto, piuttosto, spiegarne le origini. Per Talete di Mileto (padre della filosofia greca) l'archè era l'acqua. La teoria di Talete, però, fu confutata dal suo allievo, e successore, Anassimandro; questi affermò che l'acqua non potesse essere l'archè poiché da essa, ad esempio, non ha origine il fuoco. Il principio di tutte le cose, per Anassimandro, era, invece, l'apeiron (in greco ἄπειρον, "indefinito") cioè una sorta di caos primordiale dal quale sarebbero nate tutte le cose. Per Anassimene, allievo di Anassimandro, l'archè era l'aria. A sentir lui, infatti, le cose ebbero origine a partire proprio dalla condensazione dell'aria (l'aria, condensandosi, darebbe origine alle nuvole; la condensazione delle nuvole avrebbe dato origine all'acqua; questa, a sua volta, condensando, avrebbe dato origine ai corpi solidi tra cui la terra; la condensazione della terra, infine, avrebbe dato origine alla pietra). I filosofi naturalisti della cosiddetta "Scuola Ionica", come Leucippo e Democrito, svilupparono, invece, un concetto nuovo: l'atomo (in greco ἄτομος che vuol dire, letteralmente, "ciò che non si può tagliare"). L'atomo di Leucippo, però, non era la materia quanto, piuttosto, l'elemento più piccolo e indivisibile alla base della stessa. La materia, invece, (prima di Aristotele) non fu mai chiamata allo stesso modo: talvolta era detta hupostasis ὑπόστασις ("sostanza" oppure "essenza"), altre volte sṓmata σώματα (plurale di soma σωμα - corpo - termine usato anch'esso come sinonimo di "sostanza" o "volume" o "composizione") oppure sperma σπέρματα ("seme"). Diverse altre parole furono usate per definirla, come, ad esempio, hypokeimenon (ὑποκείμενον, "sostrato" o "substrato"), stoicheion (στοιχεῖον, "elemento" inteso come "componente minimo di qualcosa") oppure rizòmata (dal greco ριζώματα, cioè "radici"). Ne consegue che neppure gli antichi greci, nonostante tutto il loro filosofare, diedero un nome univoco alla materia. Neppure Aristotele, in realtà, fece ciò poiché egli chiamò la materia usando un sostantivo che esisteva già (ὕλη, hyle) e che, almeno fino a quel momento (ma anche più tardi), significò, innanzitutto, qualcos'altro (hyle significava "legno", o "legname", o "selva", e, per estensione "materiale da costruzione").

I popoli dell'antichità, pertanto, tardarono a dare un nome alla materia e quando lo fecero non inventarono una parola del tutto nuova ma adattarono, all'occasione, vocaboli pre-esistenti. La Genesi, però, non è stata scritta in greco ma in ebraico e dunque, adesso, dobbiamo chiederci quale termine, presso tale lingua, fosse più appropriato a definirla. A tal proposito, infatti, vale la pena ricordare che la Bibbia ebraica non contiene il termine "materia". Nel Libro della Sapienza, come dicevo in cima all'articolo, è scritto che Dio creò il mondo da "materia informe"; tale libro, però, ci è pervenuto in greco (anziché in ebraico).

Gli ebrei non considerano "canonico" il Libro della Sapienza e, di conseguenza, il Testo Masoretico non lo contiene. Dunque, anche nell'eventualità che tale libro, in origine, fosse stato scritto in ebraico, non possediamo tale versione e, di riflesso, non sappiamo in che modo, oltre 2000 anni fa, gli ebrei definissero il concetto di materia.

L'ebraico moderno utilizza la parola חומר (khómer) che nella Bibbia, però, significa "argilla". Ciò non deve stupirci poiché, mentre nell'antica Grecia era il legno il principale materiale da costruzione, in medioriente si usava soprattutto l'argilla (o terracotta, come dir si voglia). Nella Genesi, inoltre, è scritto che Dio trasse i primi organismi viventi dal terreno e con polvere del suolo plasmò l'uomo (concetto poi ribadito, anche, nel Libro di Giobbe). Dalla terra e con la terra, pertanto, furono fatte le cose di questo mondo fino ad arrivare agl'esseri viventi (uomo compreso). Possiamo, allora, supporre che la parola ebraica ארץ (eretz, "terra") avesse molteplici significati anziché essere solo il nome del nostro pianeta. Nella Bibbia, in effetti, è presente circa 2500 volte e non sempre con lo stesso significato. Circa 650 volte è usata ad indicare l'intero pianeta ma molte più volte (circa 1500), sta per "terreno"; in altre occasioni, invece, significa "suolo", oppure "paese", "nazione", "luogo", "appezzamento di terra", "regione" e "territorio".

In effetti anche noi, all'incirca, le diamo gli stessi significati. La parola "terra", in italiano, è nome del nostro pianeta ma è anche sinonimo di "terreno" (inteso come sostanza di cui è fatta la superficie terrestre), oppure sta per "suolo", "paese", "luogo", "appezzamento" etc.

Detto ciò, se Dio, migliaia e migliaia di anni fa, avesse voluto ispirare il concetto di "materia", a quale termine del vocabolario ebraico avrebbe fatto riferimento? Forse proprio a ארץ (eretz, "terra"). La "terra" menzionata nel primo giorno della Creazione potrebbe, pertanto, non essere stata il nostro pianeta ma la materia in genere. 

Possiamo, a tal punto, supporre due cose: 

1) che la "terra" del primo giorno della Creazione fosse, appunto, la materia 

oppure 

2) che fosse il nostro pianeta. 

Esaminiamo, nel dettaglio, entrambe le ipotesi:

1) TERRA E ACQUA INTESI COME DUE DIVERSI STADI DELLA MATERIA

Prima di soffermarci sul racconto biblico, è opportuno, però, capire cosa dica la scienza circa l'origine dell'universo. Ad oggi, la teoria cosmologica più accreditata è quella del Big Bang. A riguardo mi preme far presente una cosa che, purtroppo, pochi sanno: il padre di tale teoria non fu un ateo e neppure un laico ma un prete della Chiesa Cattolica, tale Georges Lemaître. In poche scuole lo s’insegna poiché, evidentemente, è scomodo dire che il padre della più importante teoria cosmologica dei nostri tempi sia stato un sacerdote (per giunta cattolico). Sempre per la cronaca, anche Copernico (il padre dell'eliocentrismo) era un prete cattolico (anche se alcuni insinuano non avesse mai preso i voti). Oggi si preferisce far credere che la Chiesa, soprattutto in passato, promuovesse l’ignoranza anziché la conoscenza scientifica. Di conseguenza, ci si guarda bene dal dire che alcune delle più importanti personalità del mondo scientifico, non solo fossero credenti in Dio, ma finanche persone consacrate.

L’astrofisica ci insegna che immediatamente dopo il Big Bang si formarono i protoni (ossia, i nuclei d‘idrogeno). A distanza di circa 100 secondi, ebbe inizio, invece, la cosiddetta “nucleosintesi primordiale”. In pratica, il neonato universo cominciò a comportarsi come un gigantesco nucleo stellare. La temperatura, infatti, era così alta da innescare le reazioni termonucleari tipiche del nocciolo di una stella. Fu così che i nuclei d‘idrogeno iniziarono a trasformarsi in elio4, il quale, a sua volta prese a trasformarsi in deuterio. A distanza di circa 3 minuti, la temperatura scese in maniera tale che la nucleosintesi cessò. La composizione dell’universo, intanto, era drasticamente cambiata. Da quel mare di protoni aveva appena avuto origine quella che oggi, sostanzialmente, chiamiamo “materia barionica”; così suddivisa: idrogeno per circa il 74%, elio per circa il 25%, deuterio per poco meno dell’1%, più alcune tracce di elementi pesanti come il litio. Se la nucleosintesi primordiale fosse durata alcuni minuti in più, tutto o quasi l’idrogeno si sarebbe trasformato in elio, il quale, a sua volta, si sarebbe tramutato nei cosiddetti “metalli pesanti”. Senza idrogeno non sarebbero mai esistite le stelle (delle quali è il principale combustibile), né l’acqua (una molecola d’acqua, infatti, è composta da due atomi di idrogeno e da uno di ossigeno); dunque, senza né stelle, né acqua, neppure sarebbe esistita la vita. Se la nucleosintesi fosse durata di meno (cioè se il big bang avesse prodotto, da subito, temperature meno elevate), con tutta probabilità, non ci sarebbe stato quel provvidenziale surplus di materia che ha fatto sì che l’universo potesse diventare com’è oggi. Particelle e antiparticelle si sarebbero, infatti, tutte quante annichilite tra loro e avremmo avuto un universo fatto di sola energia e privo di materia. Il non credente, per spiegare tale eccezionale coincidenza, è costretto, ancora una volta, ad appellarsi al caso; noi, invece, in tutto ciò, notiamo l’eco dell’intelligenza divina. 

Ma andiamo avanti. La nucleosintesi primordiale è un altro vero, grande, successo della teoria del Big Bang poiché nessun altro fenomeno e nessun’altra teoria scientifica sono in grado di spiegare come mai nell’universo esista un’abbondanza del 74% di idrogeno e 25% di elio4. Oggi sappiamo che l’unico ambiente nel quale si produca l'elio siano le  stelle,  ma  neanche  tutte  le  stelle  dell’universo  sarebbero  in  grado  di  produrre,  nel  corso  di  quasi  14  miliardi  di  anni,  il  25%  dell’elio che si osserva. La teoria del Big Bang, invece, spiega e giustifica esattamente la presenza di elio4 nell’abbondanza che oggi possiamo osservare; come ha detto qualcuno, è un successo che nessun’altra teoria è in grado di raggiungere.

Comunque, dopo quei 3, fatidici, minuti, per circa 300.000 mila anni non accadde sostanzialmente nulla di eclatante eccetto il fatto che l’universo continuò ad espandersi e a raffreddarsi. L’universo, nel frattempo, rimase totalmente al buio nonostante esistessero già i fotoni (cioè i quanti della luce). Si dice, pertanto, che l’universo fosse “opaco” alla radiazione. Dopo poco più di 300.000 mila anni dal Big Bang, avvenne un altro fatto eccezionale: materia e radiazione si disaccoppiarono e i fotoni (i quanti della luce), a tal punto, furono liberi di propagarsi in tutte le direzioni. L’universo divenne così “trasparente” alla radiazione, cioè diventò visibile. Come un lampo, nella notte, squarcia il buio delle tenebre, così l’universo s’illuminò per la prima volta. Radiazione e materia, da quel momento in poi, seguirono due strade completamente indipendenti. Ciò che rimane di quel “lampo” di luce è detta “radiazione cosmica di fondo”.

Tornando, adesso, al testo della Genesi, poniamoci due domande: 

1) Se Dio, oltre 3 mila anni fa, avesse voluto ispirare quanto sopra descritto, viste le tante problematiche umane di quel tempo (ignoranza scientifica da una parte e carenza di vocaboli dall’altra) come avrebbe potuto fare? 

2) Se Dio avesse voluto ispirare il concetto d’idrogeno, non esistendo, all’epoca, tale termine presso nessuna lingua (neppure, in realtà, si sapeva cosa fosse), quale metafora avrebbe potuto usare?

Sul binomio terra/materia, invece, ho già detto in precedenza.

Prima di rispondere a tali domande, leggiamo quanto scritto nel primo giorno della Creazione:

[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era "Tohu wa-Boh"" e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Se all'espressione "cielo e terra" dessimo il significato di "universo" (inteso come il tutto materiale), alla successiva parola "terra" dessimo il significato di "materia", a "tohu wa-bohu" quello di "invisibile e informe" e all'acqua il significato di "idrogeno", quei versi diventerebbero così:

[1]In principio Dio creò l'universo. [2]Ora la materia era invisibile e informe, le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava su di un mare di idrogeno.

[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

In principio Dio creò il cielo e la terra, cioè gli elementi di fondo su cui si basa l’intero universo materiale (spazio, protoni, neutroni, elettroni e via discorrendo). Già in cima all'articolo avevo spiegato cosa significasse per gli ebrei l'espressione "cielo e terra". La terra “invisibile e informe”, invece, potrebbe essere stata la materia primordiale (anche su questo ho scritto in precedenza); informe poiché neutroni, protoni ed elettroni non si erano ancora uniti tra loro; invisibile, invece, poiché le suddette particelle sono, in effetti, così piccole da risultare "invisibili". Fra l'altro, come ho già avuto modo di spiegare nel precedente articolo, non siamo in grado di tradurre con certezza l'espressione "Tohu wa-Bohu"; dunque, la classica traduzione “informe e deserta” potrebbe non essere corretta. La Septuaginta (che è la più antica versione tradotta della Bibbia) la traduce così: ἀόρατος καὶ ἀκατα-σκεύαστος (che vuol dire, appunto, "invisibile e informe"). Al contempo, il neonato universo era completamente al buio (le tenebre ricoprivano l’abisso) e lo Spirito di Dio aleggiava sulle “acque” (cioè su un mare di protoni, ovvero sui nuclei di idrogeno di cui era permeato l’universo).

Perché proprio l'acqua dovrebbe essere stata usata come metafora dell'idrogeno? 

Già Sant'Agostino, oltre 1500 anni fa, nel suo "De Genesi ad Litteram", intuì che l'acqua del 1° giorno creativo, proprio come la terra, altro non fosse che uno stadio della materia. Oggi sappiamo che la quasi totalità dell'idrogeno, sulla Terra, si trova sotto forma di acqua. Fra l’altro, guarda caso, il termine idrogeno lo si è ottenuto unendo proprio due parole greche: hýdor e ghen (dal greco ὕδωρ, hýdor, “acqua” e da γεν-, ghen- che significa “generare”, quindi idrogeno vuol dire, letteralemte, “ciò che genera l’acqua”). Poi Dio disse “e sia la luce, e luce fu”; l’universo, rimasto completamente al buio per alcune centinaia di migliaia di anni, s’illuminò per la prima volta, dopodiché la radiazione seguì, definitivamente, un percorso distaccato da quello della materia (Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte).

2) TERRA INTESA COME IL NOSTRO PIANETA.

Prendiamo adesso, in considerazione, l'eventualità che la "terra" del 1° giorno creativo fosse il nostro pianeta.

[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era "Tohu wa-Bohu" e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

In principio Dio creò l'universo con tutto ciò che vi sta dentro (stelle e pianeti). In QUEST'ARTICOLO spiegai il perché la Genesi non dica che Sole e Luna furono creati il 4° giorno (come molti, invece, erroneamente pensano) ma in un tempo indefinito dallo stesso autore biblico. Successivamente, Dio creò anche il nostro pianeta (la Terra) che in origine era "Tohu wa-Bohu". 

COME GIA' SPIEGATO, non siamo in grado di tradurre esattamente tale espressione; le traduzioni, infatti, variano da "invisibile e informe" a "informe e deserta". 

Neppure la scienza sa, con certezza, come ebbe origine il nostro sistema solare. 

La teoria più accredita, ancora oggi, è quella di Kant-Laplace (dal nome di coloro che la esposero) e che ci è nota anche come "modello della nebulosa solare". Secondo tale teoria, tutti quanti i corpi celesti componenti il sistema solare ebbero origine dal collasso di una "nube molecolare" (gigantesco ammasso di polveri e gas). La forza di gravità avrebbe, poi, indotto le polveri e i gas a collassare verso il centro della nube iniziando così a formarsi il Sole. Nel frattempo, attorno alla stella nascente, si formò una sorta di disco fatto, anch'esso, di polveri e gas. Da quest'ultimi, tutto intorno al Sole, si formarono i restanti corpi celesti componenti il sistema solare (pianeti, lune, asteroidi, comete, meteore, etc).

In origine, però, il Sole non era ancora una vera e propria stella proprio come la Terra non era ancora un vero e proprio pianeta. A tal proposito, la scienza usa i termini "proto-stella" e "proto-pianeta".

All'interno di una proto-stella non avvengono ancora quelle reazioni termo-nucleari tipiche, invece, di una stella già pienamente formatasi (cioè allo stato di "sequenza principale"). 

Le proto-stelle, di conseguenza, sono del tutto opache e, come tali, non emettono ancora luce.

Detto ciò, se la "terra" del primo giorno creativo fu davvero il nostro pianeta, dobbiamo chiederci perché la Bibbia l'abbia definita "Tohu wa-Boh"" ("invisibile e informe" oppure "informe e deserta").

"Informe" poiché un proto-pianeta, essendo in fase di accrescimento, non ha ancora acquisito quella che sarà la sua forma finale (dimensioni comprese).

"Invisibile" poiché, non essendoci ancora la luce del sole, il proto-pianeta, che è un corpo celeste opaco, è ancora totalmente al buio.

"Deserta" poiché tale era, a quel tempo, la superficie terrestre.

Il testo biblico, a seguire, menziona l'acqua sulla quale, secondo la Genesi,  "aleggiava lo Spirito di Dio".

I detrattori della Bibbia affermano che l'acqua, all'epoca, sulla Terra non c'era ancora ma trattasi di una conclusione sbagliata poiché, come dimostrato dalle più recenti scoperte scientifiche, buona parte dell'acqua presente sul nostro pianeta è ancor più antica del Sole.

http://science.sciencemag.org/content/345/6204/1590

L'articolo sopra linkato è del 26 Settembre del 2014 e fu pubblicato dall'autorevole rivista scientifica Science. Riporta la ricerca di un gruppo di astrofisici, chimici e planetologi dell'Università del Michigan e dell'Università di Exeter, in Gran Bretagna; dopo aver ricostruito la storia dei ghiacci del sistema solare, il suddetto team di esperti è arrivato alla conclusione che l'acqua presente sulla Terra (e in tutto il resto del nostro sistema planetario) è ancor più vecchia del Sole avendo avuto origine negli spazi interstellari.

Il sistema solare, al momento della sua formazione, era ancora opaco e dunque al buoio. Fu solo quando il Sole passò dallo stato di "proto-stella" a quello di  "sequenza principale" che in esso si innescarono le prime reazioni termo-nucleari. Fu così che il Sole iniziò a brillare e la sua luce a diffondersi lungo tutto tutto il sistema solare.

Ancora una volta, anche in tal caso, la scienza non smentisce il testo biblico.