QUANTO DURARONO I GIORNI DELLA CREAZIONE?

CLESSIDRA

Molti non credenti affermano che la scienza abbia ormai smentito ampiamente quanto scritto nella Bibbia che, a sentir loro, sarebbe piena zeppa di errori. Il primo capitolo della Genesi, ad esempio, è suddiviso in “giorni”. Essi dicono, allora, che la Creazione, come descritta nei Sacri Testi, non sia realistica poiché, alla luce delle attuali scoperte scientifiche, sappiamo che l’universo si sia formato, in realtà, nell’arco di svariati miliardi di anni (anziché in soli 6 giorni). 

Dimostreremo, a seguire, che i giorni della creazione potrebbero, in realtà, far riferimento a migliaia, o a milioni o addirittura a miliardi di anni.

Il termine ebraico “yom”, comunemente tradotto “giorno”, sta ad indicare, nella stessa Bibbia, sia le classiche 24 ore che periodi di tempo più lunghi. Nel quarto capitolo della Genesi, ad esempio, leggiamo questo brano:

1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». 2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. 3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore.

Ebbene, quel termine (Genesi 4,3) che le Bibbie in volgare traducono in “tempo”, nell’originale in lingua ebraica è “yom” (giorno); lo stesso del primo capitolo (quando Dio creò tutte le cose). Perché, allora, in tal caso è stato tradotto in “tempo” anziché in “giorno”? Il perché si capisce dal contesto. Da quando Caino nacque, a quando egli fece la propria offerta a Dio, non potevano, per logica, essere passati solo alcuni giorni ma doveva esser trascorso un bel po’ di tempo (presumibilmente un bel po’ anni). Di esempi dello stesso genere se ne potrebbero fare anche altri. Sempre dal Libro della Genesi, al capitolo 40, leggiamo quanto segue:

4 Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo.

Nel Libro di Giosuè, invece, al capitolo 24, è scritto che gli ebrei dimorarono per lungo tempo nel deserto. In entrambi i casi, la parola ebraica tradotta in “tempo” è, in realtà, “yom”. Sappiamo, pertanto, con certezza, che tale termine (yom) stesse ad indicare non solo singoli giorni della durata di 24 ore, bensì, anche periodi di tempo di durata indefinita. Ciò non deve affatto stupirci dato che l’ebraico biblico aveva un numero piuttosto ridotto di vocaboli, circa 8.000, di cui 1.700 usati (nella Bibbia) una sola volta. Poiché l’Antico Testamento contiene circa 590.000 parole, gli ebrei, nella stesura della Bibbia, dovettero farsi bastare il loro piccolo vocabolario usando gli stessi termini più e più volte e in vario modo. L'ebraico moderno, per intenderci, pur usando all’incirca lo stesso alfabeto, ha oggi pressappoco 100.000 parole. A voler fare qualche altro confronto, basti pensare che l’inglese moderno ha oltre 450.000 parole di uso corrente, che lo spagnolo ne ha poco più di 175.000 e che l’italiano ne ha poco più di 200.000 (in tale computo sono considerate le sole parole di uso comune, mentre sono esclusi i termini tecnici). I più vecchi vocabolari della lingua inglese (come cioè veniva scritta e parlata in passato) contenevano circa 200.000 parole, mentre i dizionari di altre lingue europee della stessa epoca ne avevano, all’incirca, 80.000. Tutto ciò sta ad indicare che le varie lingue, col passare del tempo, si siano di gran lunga evolute ed ampliate. Noi, pertanto, a differenza degli ebrei vissuti migliaia e migliaia di anni fa, siamo abituati ad usare un vocabolario più ampio. Tuttavia, ancora oggi, un pò tutti gli idiomi contengono vocaboli con più di un significato:

Imposta, ad esempio, oltre che voce del verbo imporre, è anche sinonimo di persiana e di tassa. Ebbene, c’è molta differenza tra il dire:

Ad Anna è stata imposta una ferrea dieta
piuttosto che
Anna ha chiuso l’imposta del balcone di casa
oppure
Anna è andata a pagare un’imposta

Finanche il termine “giorno” è usato da noi con significati diversi da una giornata di 24 ore. Il giorno lavorativo di un operaio o di un impiegato, ad esempio, dura circa 8 ore e non 24. Un giorno scolastico, invece, dura, di media, 5 ore. Analogo discorso per quanto concerne altri vocaboli relativi al tempo. L’anno scolastico, ad esempio, non dura 365 giorni, né inizia il 1° Gennaio o finisce il 31 Dicembre. Eppure sempre di anno si parla. Dicasi lo stesso per il mese lavorativo o per i giorni di valuta di un effetto bancario; esempi dello stesso genere se ne potrebbero fare a bizzeffe. Un tifoso di calcio, parlando a Settembre della finale di Coppa dei Campioni dello scorso Maggio, la definisce “dell’anno scorso” nonostante siano passati solo pochi mesi (per giunta dello stesso anno solare). Un giorno, poi, a livello astronomico, dura 24 ore sulla Terra poiché tanto è il tempo impiegato dal nostro pianeta per girare su se stesso. Altri pianeti, invece, impiegano tempi diversi. Su Giove, ad esempio, un giorno dura circa 10 ore (meno della metà che sulla Terra) mentre su Venere dura circa 5800 ore (l’equivalente di circa 243 giorni terrestri). Sappiamo, poi, che sul nostro pianeta la durata del giorno non è rimasta costante. In origine, la Luna era molto più vicina alla Terra di quanto lo sia adesso e ciò significa che la durata di un giorno era sensibilmente diversa da come lo è oggi (la Luna, infatti, non influenza solo le maree ma anche la velocità di rotazione della Terra). Qualcuno adesso dirà che un conto è attribuire a un giorno la durata di 5 ore, come nel caso del giorno scolastico, o di 5800 ore come sul pianeta Venere, altra cosa, invece, è attribuirgli la durata di milioni o addirittura miliardi di anni. Cosa rispondere allora?

Aldilà che il termine “yom”, come già detto, era usato, anche, quale sinonimo di tempo indefinito, va fatta pure un’altra considerazione. 

Dio, essendo eterno, senz’altro non computa il tempo alla nostra maniera. E’ la stessa Bibbia a dircelo. Nel Salmo 89, che la tradizione attribuisce a Mosè, leggiamo:

4 Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.

San Pietro riprese lo stesso concetto nella sua seconda Lettera Apostolica, dicendo:

8 Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.

Sant’Agostino, commentando il Salmo 89, in merito al brano succitato, scrisse:

..nessuno creda che mille anni debbano essere computati dinanzi a Dio come un giorno solo, nel senso che i giorni di Dio siano effettivamente di tale durata, mentre con questo modo di dire mira solo a ridicolizzare la lunghezza del tempo, aggiunge: E come una veglia notturna, la cui durata, come sappiamo, non supera le tre ore. E tuttavia ci sono stati uomini che hanno preteso monopolizzare la scienza dei tempi! Ai suoi discepoli, che desideravano conoscerli, il Signore rispose: Non tocca a voi conoscere i tempi che il Padre ha posto in suo potere. Tali uomini hanno circoscritto la durata di questo mondo in seimila anni, come se potessero essere ridotti a sei giorni. Non hanno considerato che, quando furono dette le parole “come un solo giorno, che è passato”, non erano trascorsi soltanto mille anni. E soprattutto avrebbe dovuto porli in guardia a non giocare con cose tanto incerte, com'è il tempo, la nota che esso è come una vigilia notturna. Infatti ci potrebbe anche essere una qualche parvenza di verità nell'ipotesi dei sei giorni, per il fatto che in sei giorni Dio all'inizio completò la sua opera; ma non ce n'è alcuna che possano presentare come conforme con l'ipotesi delle sei vigilie, cioè con le diciotto ore che le sei veglie formano.

Sant’Agostino, non avendo le nostre stesse conoscenze scientifiche, non escludeva a priori la possibilità che la Creazione fosse davvero avvenuta in 6 giorni di 24 ore, tuttavia, era più propenso a credere che tale durata, in realtà, fosse solo simbolica. Stesso discorso per quanto concerne il paragone tra un giorno di Dio e mille dei nostri anni. Tanto il salmista, quanto San Pietro, infatti, non intesero dire che mille dei nostri anni equivalgano esattamente a un giorno di Dio, bensì che Egli non computa il tempo alla nostra maniera.

In effetti, San Pietro, come del resto anche il salmista, non scrisse che davanti al Signore un giorno equivalga a mille anni e mille anni a un giorno, bensì che davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Del resto, proprio il Salmo 89, dopo aver detto che mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, dice anche, subito dopo, siano come un turno di veglia nella notte. Ebbene, come fece notare il buon Sant’Agostino, un turno di veglia non durava più di tre ore. Per capire meglio la questione faccio un esempio. Quando vogliamo molto bene a un amico, diciamo, talvolta, che per noi è come un fratello. Così dicendo non intendiamo certamente dire sia davvero nostro fratello ma che per noi è come se lo fosse. Trattasi, in sostanza, di un modo di dire. Analogo discorso per quanto concerne il rapporto 1000 anni / 1 giorno. Sia il salmista, sia San Pietro, hanno voluto dirci, semplicemente, che Dio non computa il tempo alla nostra maniera. Ciò non deve stupirci affatto poiché Dio, essendo eterno, è addirittura fuori dal tempo. 

Poco corretto, di conseguenza, è anche il ragionamento di chi dice che nella Bibbia il termine "yom", ogni qual volta sia accostato a un numero o ai termini "mattino" e "sera", stia sempre ad indicare una giornata di 24 ore. La filologia può essere, talvolta, molto utile ma non sempre lo è; di certo non è una scienza esatta. All'infuori del primo capitolo della Genesi, il sostantivo "yom" è sempre usato per indicare attività umane e, dunque, non stupisce che, se accostato al termine "mattino" (o "sera"), indichi un giorno di 24 ore. Genesi 1, invece, narra qualcosa di diverso.. è Dio che opera, è Dio che crea; il tempo espresso da quel "yom" fa allora riferimento all'operato divino e non a quello umano. Come già detto, la concezione del tempo, presso Dio, è diversa che presso noi esseri umani. Ce lo dice la stessa Bibbia.

Ricordo che il mio libro di geografia astronomica dei tempi della scuola, per spiegare come diversamente venga percepito lo scorrere del tempo nello spazio, diceva all’incirca così: “Esistono esseri viventi la cui aspettativa di vita è bassissima (di pochi giorni o addirittura poche ore), se fossero dotati di intelligenza e ragione, osservandoci, penserebbero a noi come se esistessimo da sempre”. Eppure noi esseri umani non siamo affatto eterni. Figuriamoci, allora, quanto diversa sia la concezione del tempo di noi mortali rispetto a quella che ha Dio.

Dunque, i giorni della creazione potrebbero, in realtà, far riferimento a migliaia, o a milioni o addirittura a miliardi di anni.

Va fatta, infine, un'ultima importante considerazione. Strutturando la Creazione in 7 giorni (sei di lavoro ed uno di riposo), Dio istituì la settimana ebraica (cioè quella composta, appunto, da sei giorni lavorativi e da uno di riposo da dedicare alla preghiera, a Dio e alla famiglia). Il diritto ad almeno un giorno di riposo settimanale lo dobbiamo, pertanto, alla Bibbia (e duque a Dio); un diritto che la legge ebraica estendeva anche ai servi e agli schiavi. Tale diritto, non dimentichiamolo mai, non era presente presso nessun altro popolo dell'antichità.