LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI?

di chi è la colpa

Secondo Es 20,5, Lv 26,39 e Is 14,21, la colpa dei padri ricade sui figli.
Secondo Dt 24,16 e Ez 18,20, la colpa dei padri non ricade sui figli.

Innanzitutto facciamo chiarezza circa quanto scritto realmente nei brani biblici succitati.

5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi. (Es 20, 5-6)

Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno. (Lv 26,39)

Preparate il massacro dei suoi figli a causa dell'iniquità del loro padre e non sorgano più a conquistare la terra e a riempire il mondo di rovine (Is 14,21)

Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato. (Dt 24,16)

Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità. (Ez 18,20)

Es 20, 5-6 è parte integrante del cosiddetto “Decalogo” (o, come dir si voglia, Dieci Comandamenti). Qui Dio comanda di non adorare gli idoli. Dopodiché, il testo usa un linguaggio tipicamente antropomorfico (“Dio è geloso”) affermando che chi trasgredirà tale comando sarà punito fino alla terza o alla quarta generazione ma chi non lo trasgredirà otterrà benefici per sé, per i propri figli, nipoti e pronipoti fino alla millesima generazione. Il testo mette allora in contrapposizione (evidenziandone la dicotomia) i concetti di “premio” e “castigo” facendo capire sia più conveniente obbedire alla Legge Divina piuttosto che trasgredirla. Comunque, per approfondire meglio tale concetto, invito a leggere quanto scritto al seguente link dal buon Padre Angelo Bellon:

http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4129

Lv 26 spiega più nel dettaglio, usando un linguaggio sia antropomorfico che figurato, benefici e malefici derivanti dall’obbedire o dal trasgredire i divini comandamenti. Leggiamone, allora, insieme l’intero contenuto:

1 «Non vi farete idoli, né vi erigerete immagini scolpite o stele, né permetterete che nel vostro paese vi sia pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore vostro Dio. 2 Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore. 3 Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, 4 io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. 5 La trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla semina; avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese. 6 Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. 7 Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 8 Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 9 Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con voi. 10 Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo. 11 Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. 12 Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. 13 Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta. 14 Ma se non mi ascolterete e se non metterete in pratica tutti questi comandi, 15 se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni, non mettendo in pratica tutti i miei comandi e infrangendo la mia alleanza, 16 ecco che cosa farò a voi a mia volta: manderò contro di voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno languire gli occhi e vi consumeranno la vita. Seminerete invano il vostro seme: se lo mangeranno i vostri nemici. 17 Volgerò la faccia contro di voi e voi sarete sconfitti dai nemici; quelli che vi odiano vi opprimeranno e vi darete alla fuga, senza che alcuno vi insegua. 18 Se nemmeno dopo questo mi ascolterete, io vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 19 Spezzerò la vostra forza superba, renderò il vostro cielo come ferro e la vostra terra come rame. 20 Le vostre energie si consumeranno invano, poiché la vostra terra non darà prodotti e gli alberi della campagna non daranno frutti. 21 Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, io vi colpirò sette volte di più, secondo i vostri peccati. 22 Manderò contro di voi le bestie selvatiche, che vi rapiranno i figli, stermineranno il vostro bestiame, vi ridurranno a un piccolo numero e le vostre strade diventeranno deserte. 23 Se nonostante questi castighi, non vorrete correggervi per tornare a me, ma vi opporrete a me, anch'io mi opporrò a voi 24 e vi colpirò sette volte di più per i vostri peccati. 25 Manderò contro di voi la spada, vindice della mia alleanza; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo a voi la peste e sarete dati in mano al nemico. 26 Quando io avrò spezzato le riserve del pane, dieci donne faranno cuocere il vostro pane in uno stesso forno, ve lo riporteranno a peso e mangerete, ma non vi sazierete. 27 Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, 28 anch'io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. 29 Mangerete perfino la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie. 30 Devasterò le vostre alture di culto, distruggerò i vostri altari per l'incenso, butterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli e io vi avrò in abominio. 31 Ridurrò le vostre città a deserti, devasterò i vostri santuari e non aspirerò più il profumo dei vostri incensi. 32 Devasterò io stesso il vostro paese e i vostri nemici, che vi prenderanno dimora, ne saranno stupefatti. 33 Quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò con la spada sguainata; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte. 34 Allora la terra godrà i suoi sabati per tutto il tempo in cui rimarrà desolata e voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposerà e si compenserà dei suoi sabati. 35 Finché rimarrà desolata, avrà il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l'abitavate. 36 A quelli che fra di voi saranno superstiti infonderò nel cuore costernazione, nel paese dei loro nemici: il fruscìo di una foglia agitata li metterà in fuga; fuggiranno come si fugge di fronte alla spada e cadranno senza che alcuno li insegua. 37 Precipiteranno uno sopra l'altro come di fronte alla spada, senza che alcuno li insegua. Non potrete resistere dinanzi ai vostri nemici. 38 Perirete fra le nazioni: il paese dei vostri nemici vi divorerà. 39 Quelli che tra di voi saranno superstiti nei paesi dei loro nemici, si consumeranno a causa delle proprie iniquità; anche a causa delle iniquità dei loro padri periranno. 40 Dovranno confessare la loro iniquità e l'iniquità dei loro padri: per essere stati infedeli nei miei riguardi ed essersi opposti a me; 41 peccati per i quali anche io mi sono opposto a loro e li ho deportati nel paese dei loro nemici. Allora il loro cuore non circonciso si umilierà e allora sconteranno la loro colpa. 42 Io mi ricorderò della mia alleanza con Giacobbe, dell'alleanza con Isacco e dell'alleanza con Abramo e mi ricorderò del paese. 43 Quando dunque il paese sarà abbandonato da loro e godrà i suoi sabati, mentre rimarrà deserto, senza di loro, essi sconteranno la loro colpa, per avere disprezzato le mie prescrizioni ed essersi stancati delle mie leggi. 44 Nonostante tutto questo, quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigetterò e non mi stancherò di essi fino al punto d'annientarli del tutto e di rompere la mia alleanza con loro; poiché io sono il Signore loro Dio; 45 ma per loro amore mi ricorderò dell'alleanza con i loro antenati, che ho fatto uscire dal paese d'Egitto davanti alle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il Signore». 46 Questi sono gli statuti, le prescrizioni e le leggi che il Signore stabilì fra sé e gli Israeliti, sul monte Sinai, per mezzo di Mosè.
 
Il linguaggio del capitolo 26 del Levitico, partendo proprio dalla proibizione di adorare gli idoli, è allegorico e allo stesso tempo antropomorfico. Il brano ha inizio dicendo che, fin quando il popolo osserverà e metterà in pratica i comandamenti divini, avrà solo di che beneficiarne (le piogge cadranno regolari, terra e alberi daranno i loro frutti, trebbiatura e vendemmia saranno abbondanti, ci sarà cibo a sazietà e regnerà la pace). Poi il linguaggio si fa addirittura iperbolico poiché, usando, appunto, delle iperboli, l’autore dice che un singolo uomo avrà la meglio su 100 nemici e che 100 ne metteranno in fuga 10.000. Dopo aver prospettato pace e prosperità, l’autore avverte, però, che trasgredire la legge divina avrà delle conseguenze (la terra e gli alberi non daranno frutti, i nemici avranno la meglio e tante altre sciagure si abbatteranno su Israele). Qui il linguaggio, invece, è antropomorfico. Dio fa capire al popolo che, là dove dovesse abbandonarsi alla trasgressione (nel caso specifico all’idolatria), avrà solo di che pentirsene (in antitesi a quanto prospettato precedentemente).

A chi ha da ridere sulle “minacce” contenute nella Bibbia, talvolta attribuite a Dio stesso, faccio presenti alcune cose. Quei brani furono scritti migliaia e migliaia di anni fa e furono direttamente rivolti a un popolo definito di “dura cervice”, nonché spesso brutale. Ecco che, se al posto di certe minacce, fosse stato detto loro “fate i buoni se potete”, oppure, “chi non fa la volontà di Dio vada a letto senza cena”, nessuno (o quasi) avrebbe obbedito alla Legge. A volte, ed è così ancora oggi, capiamo solo là dove ci venga reso pan per focaccia. Padre Angelo Bellon, a riguardo, disse:

Dio per farsi comprendere si adatta alle situazioni e alla mentalità della gente cui si rivolge.
Pertanto il linguaggio della Sacra Scrittura, soprattutto dell’Antico Testamento, è un linguaggio antropomorfico, e cioè alla maniera umana. Gli uomini minacciano? Anche Dio minaccia. Gli uomini castigano? Anche Dio castiga e ancora di più.

Fra l’altro, può capitare che anche la più premurosa e buona delle mamme dica al proprio bambino che, se dovesse allontanarsi troppo, verrà portato via "dall’uomo nero" o sarà mangiato dal "lupo cattivo". La mamma dice certe cose al figlio non per cattiveria o perché gioisca nel mettergli paura, ma per metterlo in guardia dai pericoli.

Va fatta, infine, una precisazione circa il reale significato di “castigo divino”. Dio non causa il male, non lo fa mai; né lo vuole. Semmai permette il male allo scopo di ottenere un bene più grande. Dio “castiga” nel senso che ritrae da una persona o da un popolo (là dove l’iniquità fosse dilagante) la protezione che le era stata destinata. Come un bambino andrebbe incontro ad una sciagura dopo l’altra, là dove nessuno dovesse più prendersi cura di lui, lo stesso accade quando Dio si ritrae da noi. Ciò si verifica, comunque, non perché Dio voglia abbandonarci a noi stessi, bensì perché siamo noi (offendendoLo col peccato) a non volere che ci aiuti (e tra i peccati più grandi ci sono, appunto, l’idolatria e il rifiuto, volontario, dell’unico vero Dio). Non a caso, quel capitolo del Levitico, iniziato con la proibizione di adorare gli idoli, si chiude dicendo:

44 Nonostante tutto questo, quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li rigetterò e non mi stancherò di essi fino al punto d'annientarli del tutto e di rompere la mia alleanza con loro; poiché io sono il Signore loro Dio; 45 ma per loro amore mi ricorderò dell'alleanza con i loro antenati, che ho fatto uscire dal paese d'Egitto davanti alle nazioni, per essere il loro Dio. Io sono il Signore».

Tali versi accennano alla pazienza e alla misericordia di Dio che, alla maniera del Padre Misericordioso della parabola del “Figliol Prodigo”, non aspetta altro che il figlio pentito torni finalmente a casa.

Quel verso tratto da Isaia è sulla stessa lunghezza d’onda di quello tratto dal Levitico. Nel Deuteronomio e nel Libro del Profeta Ezechiele è invece scritto, chiaramente, che la colpa dei padri non ricade sui figli. A chi ha da ridire sugl’antropomorfismi, faccio presente siano usati anche in fisica (soprattutto in quella quantistica, leggi qui)