GLI EGIZI AVEVANO L'ALBERO DELLA VITA?

Sicomoro

Anche gli antichi Egizi avevano una leggenda riguardante “l’albero della vita”: nei loro libri è scritto che Osiride ordinò che il nome di alcune anime venisse scritto su questo albero il cui frutto aveva il potere di trasformare in dio colui che l’avrebbe mangiato (brano tratto da "Il libro che la tua Chiesa non ti farebbe mai leggere").

Gli egizi non avevano “l’albero della vita”, semmai veneravano come sacri, il sicomoro, che è un albero i cui frutti sono una specie di fichi, e l’acacia. Già all’epoca degli egizi, buona parte dell’Egitto era desertico. Dunque, i pochi alberi esistenti in quel paese venivano spesso considerati sacri.

Alberi e miti possono essere ritrovati anche nell’antico Egitto, dove ogni arbusto che regalava il verde alle distese isolate del deserto veniva visto come una rappresentazione divina, quasi come un dio volesse benedire quel luogo donandogli la vita. Il mito di Osiride ed Iside è poi strettamente legato all’acacia, che custodì il corpo del dio egizio. Osiride ed Iside regnavano felici ed incontrastati sull’Egitto, fino a quando il crudele Seth, fratello di Osiride, rinchiuse con uno stratagemma il dio in uno scrigno che gettò nel Nilo. Lo scrigno si arenò vicino ad un cespuglio che si trasformò miracolosamente in una acacia che racchiuse nel suo tronco, come per proteggerlo, il corpo del dio imprigionato nello scrigno. Nell’Egitto dei faraoni inoltre gli alberi erano pochissimi e quindi sacri. Gli dei troneggiavano a levante sull’alto sicomoro sacro. Il legno dell’albero proteggeva ed alimentava le divinità egizie. A ponente, dalla parte opposta del sacro sicomoro risiedeva invece la signora del sicomoro, e cioè la vacca sacra Hathor che ha creato il mondo, il sole e tutto il resto. Scopo del sicomoro era anche offrire riparo alle anime dei defunti. I morti ricevono dall’albero acqua e pane in segno di benvenuto. Per dimorare sui rami del sicomoro le anime dei defunti si tramutavano in uccelli. In questa maniera ciò che era stato creato ridiveniva un tutt’uno con l’albero che aveva generato la vita sul pianeta, come se fosse un ritorno del creato al creatore (brano tratto da instoria.it (a cura di Jacques Brosse): http://www.instoria.it/home/influenza_alberi_miti_jacques_brosse_III.htm

L’albero, per come è fatto, ha influenzato tanti miti, leggende e credenze antiche. Quelli menzionati nella Bibbia hanno prettamente carattere simbolico, a differenza, invece, di quelli menzionati da altri popoli. Non a caso nel Libro della Genesi portano nomi generici (Albero della Vita e Albero della Conoscenza del Bene e del Male) e i loro frutti non sono identificabili come, invece, coi miti degl’altri popoli antichi (come quello egizio) i cui alberi sacri erano, ad esempio, il sicomoro e l’acacia. L’Albero della Conoscenza del Bene e del Male non era un melo come alcuni erroneamente pensano. In latino i termini malus e malum possono significare sia “male” sia “mela”. Da tale fraintendimento, con tutta probabilità, nacque la leggenda secondo la quale il frutto proibito fosse una mela.